Скачать ноты "Ella non sa, se non invan dolersi"
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текст песни (слова), перевод "Ella non sa, se non invan dolersi"
Ella non sa, se non invan dolersi, chiamar fortuna e il cielo empio e crudele. Perché, ahi lassa! dicea non mi sommersi quando levai ne l'Ocean le vele?- Zerbin che i languidi occhi ha in lei conversi, sente più doglia, ch'ella si querele, che de la passion tenace e forte che l'ha condutto omai vicino a morte. Così, cor mio, vogliate, le diceva dopo ch'io sarò morto, amarmi ancora, come solo il lasciarvi è che m'aggreva qui senza guida, e non già perch'io mora: che se in sicura parte m'accadeva finir de la mia vita l'ultima ora, lieto e contento e fortunato a pieno morto sarei, poi ch'io vi moro in seno. Ma poi che 'l mio destino iniquo e duro vol ch'io vi lasci, e non so in man di cui; per questa bocca e per questi occhi giuro, per queste chiome onde allacciato fui, che disperato nel profondo oscuro vo de lo 'nferno, ove il pensar di vui ch'abbia così lasciata, assai più ria sarà d'ogn'altra pena che vi sia. - A questo la mestissima Issabella, declinando la faccia lacrimosa e congiungendo la sua bocca a quella di Zerbin, languidetta come rosa, rosa non colta in sua stagion, sì ch'ella impallidisca in su la siepe ombrosa, disse: Non vi pensate già, mia vita, far senza me quest'ultima partita. Di ciò, cor mio, nessun timor vi tocchi; ch'io vo' seguirvi o in cielo o ne lo 'nferno. Convien che l'uno e l'altro spirto scocchi, insieme vada, insieme stia in eterno. Non sì tosto vedrò chiudervi gli occhi, o che m'ucciderà il dolore interno, o se quel non può tanto, io vi prometto con questa spada oggi passarmi il petto. Zerbin la debol voce riforzando, disse: Io vi priego e supplico, mia diva, per quello amor che mi mostraste, quando per me lasciaste la paterna riva; e se commandar posso, io vel commando, che fin che piaccia a Dio, restiate viva; né mai per caso pogniate in oblio che quanto amar si può v'abbia amato io. Non credo che quest'ultime parole potesse esprimer sì, che fosse inteso; e finì come il debol lume suole, cui cera manchi od altro in che sia acceso. Chi potrà dire a pien come si duole, poi che si vede pallido e disteso, la giovanetta, e freddo come ghiaccio il suo caro Zerbin restare in braccio? Sopra il sanguigno corpo s'abbandona, e di copiose lacrime lo bagna; e stride sì, ch'intorno ne risuona a molte miglia il bosco e la campagna. Né alle guancie né al petto si perdona, che l'uno e l'altro non percuota e fragna; e straccia a torto l'auree crespe chiome, chiamando sempre invan l'amato nome.