Quel sol, che luce parve, sorto, e' morto al onde in sen. Cade tra cieche larve d'ombre pien, quel sol che luce parve, cosi passa e non dura, vana pompa d'honor, e di Natura. Quel fior, che sembro rosa, spinto, estinto dal vento insan'. Su l'herba rugiadosa langue al pian, quel fior che sembra rosa, cosi passa e non dura, vana pompa d'honor, e di Natura. Quel giel, che parve argento, scosso, percosso da rai del sol. In breve stilla spente cade al suol, Quel giel, che parve argento, cosi passa e non dura, vana pompa d'honor, e di Natura. Quel mar, che sembro pace, pieno, il seno sol di pietà. Nel crudo sen fallace fe non ha, quel mar che sembro pace, cosi passa e non dura, vana pompa d'honor, e di Natura. Quel tuon, che parve horrore, leve, e breve col' suon lasu. Si gando il van furore nulla e più, quel tuon che parve horrore, cosi passa e non dura, vana pompa d'honor, e di Natura. Quel Re, che frena'il cielo, solo, dal polo arresta un suon. E sol, e fior' e gielo, mar' e tuon, cosi passa e non dura, vana pompa d'honor, e di Natura.