Siedi, Amarilli mia, siedi e m'ascolta. Qui lungi io dal timor, tu dalla noia de' rivali pastori; ragionar ben potrem' de' nostri amori. Non v'è chi n'oda o chi favelli intorno, né chi di gelosia tinto ne guardi. Siedi, Amarilli mia, siedi, che tardi? Quest'erbe, questi fior, questi ruscelli, e quest'amene collinette apriche, che fur gran tempo a miei sospiri amiche e pietose al mio pianto, sol mi vedranno a te sedere accanto. Lascia ch'io parli almen solo una volta. Siedi, Amarilli mia, siedi e m'ascolta. Io ti miro e poi sospiro. Dir vorrei e dir non so. Sì confonde il labbro e il cor. E smarrita m'alma aita chieder tenta e poi non può. Ahi che pena, ahi che dolor! Ah! sì che i tuoi begl'occhi con silenzio loquace Sì favellano al corse il labbro tace Parla, parla, Fileno mio,parla, che pensi? Ah, mia cara Amarilli, penso a parlar, Ma del mio fuoco ascosotanto T'ho a dir che incamminciar non oso. Se scherza e ride, se parla e dice Quant'è infeliceamando un cor, Non ama allor ma finge. Se non favella ma guarda e tace, E senza pace sospira ogn'or, Laccio d'amor lo stringe.