1. O Numi Eterni! O Stelle, stelle! Che fulminate empii tiranni, Impugnate a' miei voti Orridi Strali: Voi con fochi tonanti Incenerite il reo Tarquinio e Roma. Dalla superba chioma Omai trabocchi il vacillante alloro S'apra il suolo in voragini Si celi, con memorando esempio Nelle viscere sue l'indegno e l'empio. 2 - Aria Già superbo del mio affanno Traditor dell'onor mio Parte l'empio, lo sleal. Tu punisci il fiero inganno Del felon, del mostro rio Giusto Ciel, parca fatal! Già superbo, etc. 3 - Recitativo Ma voi forse nel cielo Per castigo maggior del mio delitto, State oziosi, o provocati Numi: Se son sorde le stelle Se non mi odon le sfere A voi Tremende Deità Deità dell'abisso mi volgo A voi, a voi spetta Del tradito onor mio far la vendetta. 4 - Aria Il suol che preme, L'aura che spira L'empio romano S'apra, s'infetti. Se il passo move, Se il guardo gira, Incontri larve, Riune aspetti. Il suol che preme, etc. Ah! che ancor nell'abisso dormon e furie, i sdegni e le vendette. Giove dunque per me non ha saette, è pietoso l'inferno? Ah! ch'io già sono in odio al Cielo ah! dite: e se la pena non piomba sul mio capo a' miei rimorsi è rimorso il poter di castigarmi. Questi la disperata anima mia puniscan, sì. Ma il ferro che già intrepida stringo. Alla salma infedel porga la pena. A voi, padre, consorte, a Roma, al mondo presento il mio morir; mi si perdoni il delitto essecrando ond'io macchiai involontaria il nostro onor, un' altra più detestabil colpa di non m'aver uccisa pria del misfatto mi si perdoni. Già nel seno comincia a complir questo ferro i duri affizii; sento ch'il cor si scuote più dal dolor di questa caduta in vendicata, che dal furor della vicina morte. Ma se qui non m'edato castigar il tiranno, opprimer l'empio con più barbaro essempio, per ch'ei sen cada estinto stringerò a danni suoi mortal saetta, e furibonda e cruda nell inferno farò la mia vendetta.